Ciao, mi chiamo Ferruccio e sono un professionista nell'ambito IT nei guai per colpa degli Studi di Settore. Parlando con amici ho scoperto che non sono l'unico in questa situazione, ma uno dei pochi che ha la volontà di narrartela e condividerla in modo che tu possa comprenderla. Offro la mia testimonianza per un fisco e una società civile migliore.

Questo blog è come un manga, va letto al contrario: dal post più vecchio a quello più recente.

lunedì 21 dicembre 2009

"Un momento che cerco di capire chi ho di fronte..."

Questa è la frase con cui mi ha accolto con i miei documenti la capo area oggi.

Siamo alla terza giornata di contraddittorio, anziché lasciare solo i documenti, approfitto che sono pochi per portarli subito alla capo area, anche perché il sottoposto è già impegnato in un altro contraddittorio con un altro contribuente.

Nutro la speranza che un chiarimento completo ora sia possibile e quindi la chiusura di questa pratica con l'archiviazione è lì alla portata di pochi minuti.


Passando fattura per fattura, verifica le dichiarazioni IVA via terminale dei miei fornitori: silenzio. E' tutto in regola, non ci sono fatture fasulle.

Spiego, ribadendo quanto già dichiarato, la natura della mia collaborazione per la realizzazione del software e dei servizi forniti alla pubblica amministrazione e quindi attendo domande e osservazioni che però appaiono sempre meno motivate.

«In base a quanto osservato e agli Studi di Settore, per il fatto che lei ha questa collaborazione che le fa assumere più oneri dell'altro professionista in quanto capo progetto, possiamo proporle una riduzione del 50%.»

Tento di rispiegare che non ho oneri maggiori del mio pari: ciascuno di noi ha il proprio commercialista, ciascuno la propria partita IVA, alle riunioni abbiamo partecipato sempre entrambi, non sussiste questa obiezione. Ma la sua posizione non cambia.

Un po' basito: ho fornito ogni collaborazione, ho spiegato tutto, ho mostrato tutto il mostrabile, non c'è nulla di irregolare; chiedo di parlare con la direttrice.

In pochi minuti sono dalla direttrice che è rapidamente stata messa al corrente dalla capo area e che mi ribadisce l'offerta.

«Non possiamo essere certi che lei non abbia evaso, i numeri sono quelli, ci dividiamo al 50% il rischio di aver sbagliato.»

Bella risposta, peccato che i soldi li debba tirare fuori io e non altri in questo gioco uno a te, uno a me, uno a te etc.
«Fossi un evasore probabilmente dovrei ritenermi fortunato, ma non avendo evaso nulla, questa cifra mi appare come un sopruso da parte vostra, da parte dello Stato.»

«Ho la contabilità in ordine, non avete trovato alcuna irregolarità». Risposta: «La contabilità è sempre in ordine, non è un dato a suo favore.»
«Se lo sapevo evitavo di pagare un commercialista se poi il suo lavoro non mi serve per dimostrare di essere in regola: avrei risparmiato negli anni sicuramente almeno parte della cifra che ora mi chiedete di versarvi.» Nessuna reazione.

Dico ancora che date queste condizioni devo valutare quindi se mantenere la partita IVA o se cercare altre soluzioni, mi risponde che posso mettere mano ai risparmi e chiudere il problema: come già mi ha dichiarato la capo area, se mi adeguo alla loro offerta, non sono classificato come evasore ed il fisco si considera soddisfatto.

Poi con tranquillità mi dice: «io sono stipendiata, non posso evadere, le trattenute sono sullo stipendio.»
A queste parole mi torna in mente la notizia pubblicata dai giornali di quegli impiegati dell'Entrate che come secondo lavoro redigevano le dichiarazioni dei redditi.
Però le rispondo che allora chiudo e vengo a farmi assumere dai loro uffici e la risposta è sorprendente... il guaio è che non stento per nulla a crederle.

Fatemi un accertamento bancario, propongo. «Gli accertamenti bancari non servono a nulla, magari lei sta tenendo i soldi su un conto di un lontano parente o amico.»
Ribatto che ho realizzato servizi per biblioteche, le biblioteche sono solo pubbliche, come avrei potuto avere un reddito occultato al fisco?

E negli anni precedenti e successivi lavoro con aziende che esigono sempre fattura, che talvolta pagano anche con notevoli ritardi o che, per fortuna molto raramente, non pagano affatto (vedi casi di fallimenti).

Vedendo l'inamovibilità da questa posizione di stallo, chiedo le cifre esatte, e mi dice che mi avviseranno quando i conteggi saranno pronti.
A conti fatti, valuterò con il commercialista i costi per procedere e a questo punto una strategia per affrontare il 'nemico pubblico'.

Dato il recente "scudo fiscale" con cui i grandi evasori regolarizzano la propria posizione versando un 5% sugli immani patrimoni evasi, e essendo stato un onesto contribuente per ora mi sento un fesso impotente e mazziato.

Se non riconoscono in me un cittadino onesto, che ha pagato regolarmente le tasse, ed io so che lo sono e che ho seguito la legge, inizio a chiedermi se forse questo errore di valutazione in realtà sia commesso con regolare frequenza.

Quanti altri che ho sentito dover pagare e che immaginavo avessero quindi torto, in realtà non erano evasori?
Certo l'evasione c'è e si vede, ma è un buon motivo per fare di tutta l'erba un fascio?

2 commenti:

  1. > «Non possiamo essere certi che lei non abbia evaso, i
    > numeri sono quelli, ci dividiamo al 50% il rischio di
    > aver sbagliato.»

    Ma l'innocenza fino a prova contraria che fine ha fatto in questo Paese??? Pensavo i reati andassero provati al di sopra di ogni ragionevole dubbio...

    Sconcertante.

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  2. In ambito fiscale e fuori da un tribunale quella norma non esiste, o meglio non viene rispettata.

    Possiamo uscire dall'ambito tributario ed abbiamo continue prove che che non è di fatto così nel nostro paese: vedi caso Stefano Cucchi ad esempio.

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